testo di Yulia Tikhomirova • June, 2023
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L’operazione anti-monumentale è una delle principali direttrici che TIST affronta nel proprio lavoro, declinandola in due modalità complementari ma opposte:
- la distruzione di un oggetto-monumento attraverso l’uso collettivo e
- la costruzione di un lieu de mémoire attraverso l’impegno collettivo.
Il primo dispositivo artistico utilizzato da TIST per la pratica anti-monumentale è stato realizzato da Michele Liparesi nel 2016 a Firenze. All’epoca ancora studente del dipartimento di scultura dell’Accademia di Belle Arti, Liparesi osservava la completa conversione della città in un museo a cielo aperto al servizio del turismo. Come affermava l’artista:
Per i giovani artisti non esisteva semplicemente più alcuno spazio fisico da utilizzare per qualsiasi tipo di attività nello spazio urbano. La città era invasa da monumenti transennati, sorvegliati e interdetti al contatto o all’uso in qualsiasi forma. Allo stesso tempo, i prezzi degli affitti crescevano in modo vertiginoso, costringendo gli studenti a spostarsi in periferia o ad andarsene.
Questa emergenza diede origine al progetto A Living Unit. Liparesi costruì un dispositivo che appariva come una tipica statua settecentesca su un piedistallo riccamente decorato, perfetta per mimetizzarsi nel decoro di qualsiasi piazza fiorentina. La scultura rappresentava l’artista stesso, vestito secondo la moda dei secoli passati, che guardava dall’alto verso il basso i passanti.

Tuttavia, era il piedistallo a costituire la parte centrale dell’operazione: la struttura, alta due metri e larga uno, appariva come un basamento classico impreziosito da modanature in gesso. Avvicinandosi, però, lo spettatore si rendeva conto che l’intero insieme era realizzato in legno riciclato e utensili riutilizzati e poteva essere considerato, nel migliore dei casi, un prototipo di un monumento vero e proprio ancora a venire. Inoltre, l’oggetto era dotato di ruote, consentendo all’artista di spingerlo agevolmente per le strade nonostante le sue dimensioni imponenti. Le decorazioni in gesso, a loro volta, raffiguravano scene di genere e iscrizioni che fornivano istruzioni precise: tutti e quattro i lati del monumento erano progettati per aprirsi ed essere utilizzati, decostruendo così l’intero complesso. Una volta smontata, la struttura (anti)monumentale offriva una cucina funzionale, un tavolo con sgabelli, una scrivania con poltrona, scaffali per libri e un letto – un’unità abitativa completa per uno studente o un cittadino alle prese con la crisi abitativa.

Nel 2021, dopo l’allentamento del lockdown, i membri di TIST hanno utilizzato A Living Unit per affrontare una nuova emergenza: la paura della fisicità e le conseguenze di lungo periodo che tale paura ha prodotto sulle relazioni sociali tra le persone nel contesto urbano. Il prototipo di Liparesi è stato liberato dalla scultura posta sulla sommità e gli artisti si sono concentrati su un’ulteriore funzione del dispositivo: catalizzare incontri sociali nello spazio pubblico.
Il collettivo spingeva A Living Unit lungo le strade periferiche, effettuando soste occasionali durante le quali offriva caffè e vino ai passanti. Operando nelle periferie industriali di Bologna, a Rastignano, il collettivo era consapevole che gli abitanti delle zone periferiche sarebbero stati l’ultima categoria a tornare a una sociabilità quotidiana dopo il lockdown, essendo già stati privati di infrastrutture sociali e culturali ancora prima della pandemia.
Inoltre, la distanza delle aree marginali rendeva più semplice trasformare un gesto artistico in una pratica sociale partecipativa. Lontane dai circuiti turistici, queste zone erano abitate da residenti che percorrevano le stesse strade e affrontavano problemi simili.

A Living Unit ha agito come un’attrazione o come un pretesto per incontri fisici e dialogo, assolvendo alla funzione di un catalizzatore sociale mancante e favorendo l’incontro tra le persone. In relazione alla questione centrale del nostro contributo, affermiamo che il dispositivo artistico ha incentivato l’emergere di una comunità temporanea, sebbene non ancora commemorativa. Perché ciò avvenisse, sarebbe stato necessario un evento significativo capace di incidere sulla vita della maggioranza, legandola a una stessa memoria condivisa.
Nel momento in cui scriviamo questo articolo, nel giugno 2023, gli abitanti di Rastignano stanno vivendo le conseguenze della recente alluvione che ha colpito la regione Emilia-Romagna alla fine di maggio. Il cataclisma ha distrutto gli argini dei fiumi, le strade e ha interrotto la circolazione nell’area, incidendo profondamente sulla vita quotidiana. È ancora presto per affermare l’emergere di una pratica commemorativa ricorrente legata a questo evento; tuttavia, i membri di TIST hanno già osservato come la comunità recentemente emersa si stia organizzando per rivolgersi al consiglio comunale e chiedere responsabilità per la cattiva gestione che ha prodotto conseguenze tanto gravi.
Nel 2022, TIST è stato invitato a esporre al Public Space Museum di Bologna nell’ambito dell’Urban Therapy Festival. Accanto ad A Living Unit, TIST ha presentato una prospettiva concettuale sui possibili sviluppi dei progetti anti-monumentali. La mappa delle Possible Future Anti-Monument Units era animata da un impulso futuristico, ispirato in parte ad Archigram, gruppo britannico di architettura d’avanguardia, e in parte allo stesso disagio sociale post-pandemico menzionato in precedenza. Unità come Let’s Play, Stellarium for Two o A Booth for a Forced Dialogue privilegiavano forme ironiche e provocatorie piuttosto che soluzioni progettuali pensate per una realizzazione concreta.

Al termine della mostra, durata un mese, la direzione del museo ha organizzato una performance di strada invitando il collettivo TIST a ripetere l’esperienza di Rastignano e a portare A Living Unit all’esterno, nel quartiere. Sebbene l’evento sia stato un successo in termini di pubblico e copertura mediatica, non possiamo non sottolineare come il contesto stesso del milieu dell’arte contemporanea abbia finito per minare il concetto dell’opera.
Da un lato, il pubblico dell’arte ha percepito l’anti-monumento come un prodotto di pura creatività, un oggetto artistico svincolato da qualsiasi emergenza concreta. Dall’altro, anche se incuriositi, gli abitanti del quartiere non hanno avuto tempo sufficiente per entrare in relazione con il progetto: un singolo evento non è stato sufficiente per avvicinarsi al dispositivo, tanto meno per costruire legami.
Questa esperienza ha dimostrato ai membri di TIST che «il dispositivo non può esistere se non in strada. Gli spazi espositivi dell’arte mostrano soltanto l’involucro, mentre tutto il significato viene completamente meno».

Sebbene le Possible Future Anti-Monument Units non fossero state concepite per essere realizzate, una di esse, la Sound Booth, si è rivelata un’idea fertile per gli adolescenti della piccola città di Hollabrunn, nei pressi di Vienna, dove i membri di TIST hanno svolto una residenza organizzata dal team curatoriale locale AIRInSilo nel marzo 2022. Gli artisti sono rimasti positivamente colpiti dal numero di scuole presenti a Hollabrunn e dal flusso quotidiano di giovani che attraversano la città provenendo dalle comunità limitrofe.
TIST ha trovato questa situazione particolarmente stimolante su cui intervenire e ha proposto un anti-monumento sociale rivolto alla giovane generazione, penalizzata dalla carenza di strutture culturali e ricreative. La Sound Booth è così diventata l’anti-monumento SoundInSilo per Hollabrunn, un progetto tuttora in corso, attualmente in fase di progettazione.
Dal punto di vista visivo, l’opera richiama le costruzioni a capannone dei primi del Novecento. Il suo design è ispirato all’architettura specifica dei due silos che si incontrano arrivando alla stazione ferroviaria della città. L’aspetto si integra nel contesto dal punto di vista urbanistico, sfruttando al contempo la banalità della propria forma, che accentua l’effetto di sorpresa nel momento in cui il dispositivo viene aperto.
L’anti-monumento offrirà tavoli e sedute e sarà dotato di altoparlanti integrati con sistema plug-in o Bluetooth per facilitare la connessione con il proprio telefono. Incoraggerà la condivisione pubblica di musica, radio o audiolibri. SoundInSilo è dotato di un tetto scorrevole che consente di contenere la diffusione del suono, evitando di disturbare il quartiere, e di proteggere gli ascoltatori dal sole o dalla pioggia. Per questo progetto, TIST intende coinvolgere direttamente la comunità locale nelle attività di ricerca, progettazione e produzione. Gli artisti prevedono di collaborare con gli studenti dell’Hollabrunner Technik Leistungszentrum, uno dei principali istituti tecnici superiori della città, coinvolgendoli in tutte le fasi del lavoro, e di cooperare con la radio studentesca locale RadioYpsilon per il piano di comunicazione e il programma culturale. Questa strategia mira a stimolare un impegno e una partecipazione diretti, piuttosto che una semplice curiosità. Oltre alla chiara funzione sociale — offrire ai giovani una struttura culturale che dovranno autogestire collettivamente — l’intento è quello di lasciare il significato di questa operazione il più aperto possibile, permettendogli di crescere in modo naturale attraverso l’uso.
Un altro esempio della pratica anti-monumentale di TIST riguarda il processo opposto: la costruzione di un lieu de mémoire attraverso l’impegno collettivo. Secondo lo storico francese Pierre Nora, i luoghi della memoria non sono necessariamente limitati a localizzazioni specifiche. Tutto ciò che genera un significato simbolico al quale un determinato gruppo sociale può riferirsi — che si tratti di un luogo, di un oggetto o di un periodo — può essere definito un luogo della memoria.[1]
L’avvio di una procedura di questo tipo consiste nell’individuare una comunità che condivida già valori e spazi comuni e nell’offrirle un’idea capace di strutturare un rituale di memoria collettiva. Il progetto Anti-fascist Anti-monument. Temporary But Resistant è stato realizzato nel novembre 2022 nell’ambito del festival di strada Oltre il Ponte, dedicato alla resistenza antifascista e alla memoria della battaglia partigiana avvenuta nel 1944 nel quartiere Bolognina di Bologna.
La celebrazione della Battaglia della Bolognina coincideva con un anniversario di natura completamente diversa: il centenario della marcia su Roma delle milizie fasciste, che si concluse con la presa del potere da parte di Benito Mussolini. Per questo motivo, i membri di TIST hanno deciso di affrontare una questione urgente — il significato dell’antifascismo nelle circostanze attuali — lasciando che fossero i cittadini a formulare le proprie posizioni sociali e a elaborare un’identità politica collettiva.

L’operazione si è svolta lungo una strada molto frequentata nei pressi della sede del festival ed è durata un solo giorno, dalla mattina presto fino a tarda notte. Anche in questo caso, gli artisti avevano predisposto in anticipo i dispositivi artistici e concepito alcune regole iniziali in grado di catalizzare un processo, il cui esito è stato volutamente lasciato aperto.
Ai passanti sono stati offerti cento blocchi di cartone dall’aspetto simile al cemento, sui quali scrivere le proprie riflessioni. I blocchi simboleggiavano i mattoni da scagliare contro l’infame marcia. Dopo aver scritto un messaggio politico, i partecipanti erano invitati a posizionare i blocchi uno sull’altro per costruire un nuovo monumento Temporary But Resistant.

Questa azione aveva un carattere ludico: le istruzioni erano presentate sotto forma di un fumetto e le frasi scritte ricordavano le scritte che le persone lasciano spontaneamente sui muri della città. Nel personalizzare il proprio blocco, gli abitanti si sono impegnati in discussioni appassionate tra loro sulle rispettive posizioni politiche e su come potesse essere praticata una resistenza efficace alle politiche reazionarie. Inoltre, i cittadini hanno instaurato dialoghi e polemiche attraverso interventi scritti, aggiungendo i propri pensieri a quelli già lasciati da altri oppure utilizzando frecce e connessioni visive direttamente sulle superfici dell’anti-monumento. In questo caso, gli artisti hanno fornito gli strumenti iniziali, lasciando il processo ai residenti, che hanno costruito attivamente il memoriale antifascista che sentivano mancare nel quartiere.

Nel 2025 TIST ha partecipato a una nuova edizione del festival Oltre il Ponte, proponendo la costruzione collettiva di un dispositivo da portare nelle manifestazioni politiche: Farò Corteo. Il progetto si configura come un punto di raccolta delle posizioni, delle esperienze e delle riflessioni dei manifestanti, uno strumento aperto che chiunque può utilizzare per prendere parola su questioni urgenti da discutere collettivamente.
La struttura del dispositivo allude al progetto del Monumento alla Terza Internazionale (1920) dell’artista sovietico Vladimir Tatlin. TIST si è ispirato all’idea fondativa di quell’opera: a Tatlin fu affidato il compito di immaginare una costruzione capace di esprimere l’importanza di un nuovo orizzonte storico, evitando al contempo una retorica celebrativa tradizionale. Tuttavia, a differenza della visione avanguardistica dell’inizio del XX secolo — in cui materiali, forma e funzione erano concepiti come simboli imponenti della modernità e del progresso — gli artisti di TIST lavorano con materiali precari e di recupero, veri scarti della modernità: biciclette non funzionanti, gomma di pneumatici, listelli di legno difettosi, residui di rete metallica.

Pur dialogando criticamente con l’eredità di Tatlin, TIST invita a immaginare collettivamente nuovi futuri politici in cui il ruolo dell’essere umano non sia più quello del conquistatore del mondo in nome del progresso, ma quello di un soggetto responsabile, capace di prendersi cura del contesto in cui vive. Il progetto propone così l’abbandono di una posizione colonizzatrice e antropocentrica, aprendo a una distribuzione del potere fondata sull’interdipendenza e sulla conseguente redistribuzione della responsabilità e della cura.

In conclusione, delineeremo le principali riflessioni teoriche alla base dell’operazione anti-monumentale del collettivo TIST e proporremo un confronto sintetico con le caratteristiche fondamentali della pratica monumentale tradizionale, così come individuate dagli studiosi Quentin Stevens, Karen A. Franck e Ruth Fazakerley.[2]
- Il primo punto da affrontare riguarda il Soggetto. Come già accennato, un monumento tradizionale è sempre dedicato a un unico soggetto, che si tratti di una singola personalità, di un evento o di un’idea astratta espressa in forma affermativa. Gli anti-monumenti di TIST sono invece privi di qualsiasi significato prefabbricato. Essi propongono una possibile modalità d’uso, ma non indicano direttamente il senso che dovrebbe guidarne la manipolazione. Sono gli abitanti a costruire il significato attraverso l’uso del dispositivo e l’esperienza vissuta al suo interno. Si tratta di una scena per azioni minime, comprensibili attraverso scambi corporei in relazione con gli altri e con lo spazio urbano.
- Il secondo punto riguarda Forma e Materiali. Un monumento tradizionale necessita di una forma facilmente decifrabile, conforme al gusto dominante di un determinato tempo e luogo. La forma deve trasmettere potere e autosufficienza rispetto all’esistenza quotidiana. I materiali devono essere persistenti e durevoli. L’anti-monumento, al contrario, mima forme familiari, traendo ispirazione da cliché architettonici locali e da strutture industriali tipiche. Avvicinandosi, rivela la propria natura temporanea e un aspetto da prototipo. I materiali sono riciclati e non pensati per durare.
- Il terzo aspetto è legato a Sito e Localizzazione. Il sito di un monumento è parte essenziale del suo significato e della sua forza simbolica. I monumenti tradizionali sono spesso collocati in posizioni prominenti, separati dallo spazio quotidiano una volta per tutte. La loro elevazione e immobilità garantiscono la correttezza e l’eternità del messaggio. Gli anti-monumenti, invece, sono su ruote. Possono essere facilmente spostati nello spazio urbano. Non appartengono a un luogo o a una comunità specifica. La loro natura provvisoria è permanente. Alla correttezza dell’immobilità oppongono il nomadismo.
- L’ultima questione riguarda le nozioni di Visitatore, Spettatore e Utente. I monumenti richiedono da noi un solo senso: la vista. La maggior parte è progettata per essere osservata a distanza, dal basso verso l’alto, e pretende di suscitare soggezione nello spettatore. L’anti-monumento invita invece a incontri ravvicinati e corporei, trasformando il visitatore in utente ed escludendo la possibilità di restare spettatore, dal momento che non esiste un oggetto separato per un’introspezione privata né un artista che metta in scena uno spettacolo. L’anti-monumento può essere attivato solo attraverso relazioni fisiche e pratiche di cura sociale. L’affinità emotiva tra i suoi utenti è l’obiettivo finale delle pratiche di TIST.
Infine, desideriamo sottolineare come il progetto anti-monumentale del collettivo TIST si configuri come una serie di atti di riappropriazione dello spazio pubblico, che in Italia è stato drasticamente ridotto nel corso degli ultimi due decenni a causa di politiche culturali estrattiviste che considerano gli spazi urbani unicamente come fonti di investimento e profitto. TIST mira a rinunciare alle estetiche celebrative della commemorazione e dell’abbellimento per esplorare la posizione umile del piedistallo, con l’obiettivo ultimo di attivare legami sociali liberi dallo scambio monetario o da politiche culturali imposte dall’alto. Nell’affrontare la questione della monumentalità, TIST attribuisce alla memoria collettiva una natura temporanea e aperta e tenta di riscriverne forme, valori ed esperienze per innescare dinamiche dirette e non mediate del vivere urbano. Nello spazio pubblico delle nostre città, il ricordo è possibile solo se assume la forma di un processo condiviso e coinvolge agenti locali, piuttosto che essere consacrato a un oggetto monumentale.
[1] Pierre Nora, “Between Memory and History: Les Lieux de Mémoire,” Representations, S
[2] Quentin Stevens, Karen A. Franck, Ruth Fazakerley, “Counter-monuments: the Anti-monumental and the Dialogic.”
This article originally was published by the the European Journal of Creative Practices in Cities and Landscapes (CPCL)
How to Cite:
Tikhomirova, Y. S. (2023). Counter-Non-Anti-Remembrance. The Anti-monumental Practices by TIST Collective. European Journal of Creative Practices in Cities and Landscapes, 6(2), 139–153. https://doi.org/10.6092/issn.2612-0496/17246